sabato 25 ottobre 2014

Intervista a Diana Gabaldon -Prima Parte-

La serie Outlander di Diana Gabaldon è stata definita “La più brillante ambientazione di una storia fanta-scientifica e romanzo d'avventura mai scritto da un laureato in ricerca scientifica con una storia alle spalle nella scrittura di fumetti su Paperon de Paperoni”. La serie è ora in onda come adattamento per la TV grazie al Ron Moore di Battlestar Galactica e ha avuto il suo esordio con la Starz il 9 agosto 2014.
Questa intervista apparve per la prima volta su Wirend.com, il podcast di The Geek's Guide to the Galaxy, presentato da David Barr Kritley. Visita geeksguideshow.com per ascoltare l'intera intervista e il resto dello show, in cui il presentatore e i suoi ospiti discutono vari argomenti geek. 

=Prima parte dell'intervista=
Sono sicuto che molti dei nostro ascoltatori sono grandi fans di Doctor Who, e quindi potrebbero essere interessati a sapere che la serie Outlander è stata in realtà ispirata da Doctor Who. Ci puoi parlare di questo?
Avevo intenzione di scrivere un romanzo per fare pratica e avevo deciso che, per me, il genere più semplice probabilmente sarebbe stato quello storico. Ero una scienziata nella mia vita precedente, ma ero anche una professoressa universitaria, e sapevo come comportarmi in una biblioteca perché sembra più facile fare ricerca che costruire qualcosa, e se scopri di avere immaginazione, puoi rubare qualcosa dalla storia. Quindi la successiva domanda è stata, “Bene, dove lo ambienterò?” perché non avevo nessun background storico di cui poter parlare. Cercavo tempo e luogo adatti, e in quel malleabile posticino della mente, mi è capitato di vedere una vecchia messa in onda di Doctor Who. Era uno dei vecchi episodi di Patrick Troughton. Fortunatamente, non devo fermarmi per spiegare ai tuoi ascoltatori chi è Doctor Who, ma in quell'episodio, il Dottore prese un giovane Scozzese dal 1745 che si chiamava Jamie McCrimmon che aveva diciotto, diciannove anni e che apparve nel suo kilt e mi dissi, “Bè, questo sì che è qualcosa di affascinante.” Mi sono ritrovata a pensare a quell'episodio anche il giorno successivo in chiesa, e mi venne in mente che se vuoi scrivere un libro, la cosa importante è iniziare. Quindi mi dissi, “Bene, perché no? - Scozia, diciottesimo secolo.” Ecco, così ho cominciato, senza sapere nulla della Scozia o del diciottesimo secolo, senza avere una trama, nessuna traccia, e nessun personaggio. Niente, tranne le vaghe immagini evocate dall'idea di un uomo in kilt.
Scrivere di fantascienza è qualcosa volevi fare da molto tempo?
Non direi scrivere di fantascienza in particolare. Ho letto molto di fantascienza e fantasy e tutto il resto. Volevo solo imparare a scrivere un romanzo. Scrissi Outlander per impratichirmi ed imparare a scrivere in romanzo perché a quel punto, ero stata una scrittrice professionista tanto quanto un professore universitario per alcuni anni, ma non si trattava di narrativa. Si trattava di cose marginali e diventai una quotata “esperta” nel calcolo scientifico, così scrissi ampiamente per la stampa informatica e per qualsiasi altra cosa per cui nessuno mi avrebbe pagata, in pratica, inclusi fumetti per la Walt Disney. Ma quel genere non era niente in quel particolare momento.
Ma c'è questo aspetto del viaggio nel tempo.
Sì. Non ha, a dire il vero, niente a che fare con Doctor Who. Ma riguarda il terzo giorno di scrittura, stavo facendo un po' di ricerca e decisi di usare le rivolte dei Giacobiti come sfondo e mi dissi, “Bene, devo inserire molti Scozzesi, ovviamente, a causa del fattore kilt, ma penso che sarebbe meglio avere un personaggio femminile tra tutti questi ragazzi. Ci sarà tensione sessuale, questo è un buon contrasto, bene.” E ancora, “Bè, sembra che riguardi Scozzesi contro Inglesi quindi se fosse una donna Inglese, ci sarebbero molti contrasti.” Circa al terzo giorno di scrittura, introdussi questa donna Inglese. Non avevo idea di chi fosse, né di cosa stesse facendo lì, né come potesse essere inserita nella trama, ma la liberai in un cottage pieno di Scozzesi per vedere cosa avrebbe fatto, stavano confabulando attorno al fuoco, si voltarono e la fissarono, pensando “Oddio, è strana.” Uno di loro si alzò lentamente e disse, “Il mio nome è Dougal MacKenzie e tu chi saresti?” e senza smettere di pensare ho digitato, “Il mio nome è Claire Elizabeth Beauchamp e chi diavolo sei tu?” mi dissi, “Bè, ma non suoni minimamente come una donna del diciottesimo secolo.” Ho combattuto con lei per alcune pagine cercando di farle prendere forma e di farla parlare come una persona del diciottesimo secolo. E lei non ne aveva la minima intenzione; continuava a fare maliziose osservazioni moderne, e poi smise e iniziò a raccontare la sua storia. Mi dissi, “Non litigherò con te per tutto il libro. Nessuno lo vedrà. Non importa quanto bizzarro potrà risultare, continua così e sii moderna. Scoprirò come introdurti nella storia più tardi.” Quindi è tutta colpa sua la scelta dei viaggi nel tempo.

Come ha sviluppato le regole dei viaggi nel tempo? Ho visto che hai davvero pubblicato un articolo sul Journal of Transfigural Mathematics.
Sì, l'ho fatto. Mi sono dilettata con la teoria dei viaggi nel tempo. Ci pensavo da adolescente e anche a ventanni. Avevo, ovviamente, letto molto sulla fantascienza e qualche romanzo classico sui viaggi nel tempo. E avevo notato che chiunque scrivesse di viaggi nel tempo faceva delle regole proprie. Quindi c'era bisogno di scoprire come avrebbero funzionato per la mia specifica ambientazione. Il problema di fondo è: il passato può essere cambiato, o, il futuro può essere modificato da azioni diverse nel passato? Se così fosse, come funzionerebbe esattamente? Può essere cambiato sempre? Solo in certe circostanze? In pratica mi sono seduta e ci ho pensato fino a che ho trovato qualcosa che potesse essere un buon modello. Evidentemente, il Journal of Transfigural Mathematcs era d'accordo.
Cos'è la Transfigural Mathematics e perché i viaggi nel tempo erano importanti per quel giornale?
Bè, vennero loro da me prima che io da loro, quindi forse dovresti chiederlo a loro cosa sia esattamente racchiuso sotto 'Transfigural'. Penso sia qualcosa per indicare la matematica che sconfina nella metafisica e in situazioni ipotetiche.
Conosci molti autori di fantascienza? Uno dei miei libri preferiti durante la crescita è stato Redshift Rendevous di John Stith.
L'ho letto, certamente. John era un amico su CompuServe. Ma quando lui ha lasciato CompuServe non gli ho parlato per anni. Mi sono imbattuta brevemente in lui dieci anni fa, penso, al Festival degli Scrittori delle Montagne Rocciose, lui era tra il pubblico e si è presentato.

E' lui che ti ha introdotto al tuo agente, giusto?
Sì, l'ho conosciuto su CompuServe, come ho detto, e stavo chiedendo a gente a caso riguardo i loro agenti, a chiunque conoscessi come scrittore professionista, perché stavo facendo ricerca e mi sono imbattuta in un uomo che pensavo facesse al caso mio. Il suo nome era Perry Knowlton ed era un rispettabile agente. Le persone di cui era agente – ne conoscevo alcuni su CompuServe- pensavano tutti che camminasse sulle acque, e a parte il fatto che fosse un agente di serie A, cosa che volevo, lui non aveva paura di libri non ortodossi o inusuali o di libri molto molto lunghi, caratteristiche che avevo tutte. Quindi sembrava un ottimo accoppiamento, ma non sapevo come avvicinarmi a lui. Comunque, un giorno, stavo parlando con John- era un sistema a banda larga, non una chat room – e dissi, “Sto chiedendo a tutti dei loro agenti, John, tu ne hai uno?” Lui disse, “Bè, sì, guarda caso ce l'ho, etc etc. Il suo nome è Perry Knowlton.” disse, “So che sei quasi pronta per avere un agente, vuoi che te lo presenti?” al che io ho risposto, “Sì, John, sarebbe molto carino da parte tua.”
A quel punto temevo che John potesse lasciare CompuServe o scappare con un autobus prima che potessi finire il libro, quindi dissi sì, per favore. Così lui scrisse frettolosamente una piacevole nota di presentazione a Perry. Ora, Perry, Riposi in Pace, era un uomo molto vecchio che non aveva mai toccato un computer in tutta la sua vita, quindi a quel punto, la storia lasciò il mondo online. Tutto il resto fu condotto come farebbe chiunque, ma John spedì a Perry una nota dattiloscritta che diceva, “Conosco questa donna. La gente pensa che sia ironica e che valga la pena darle un'occhiata,” e io feci seguire quella nota con la mia che diceva, “Caro, Signor Knowlton, ho scritto e venduto saggistica per alcuni anni. Ora che sto scrivendo un romanzo, ho capito di avere bisogno di un buon rappresentante letterario. Lei mi è stato raccomandato da John, Judy, Carol e Sherry, e tutte quelle persone di cui rispetto l'opinione. Ho questo romanzo storico molto lungo. Non voglio fare sprecare il suo tempo. Vorrebbe leggerne degli estratti?” Lui mi richiamò gentilmente e disse di sì, sarebbe stato felice di leggerne degli estratti. Quindi scrissi velocemente una sinossi di ventisei pagine con interlinea singola e glielo mandai con il mio malloppo di estratti. Non gli dissi che non avevo finito di scrivere il libro. Mi prese con se, sulla base di quello che era un romanzo non finito, cosa che non è usuale oggi, non so se lo fosse allora, ma sono stata fortunata.
A quel tempo, avevi qualche altro coinvolgimento nel mondo della fantascienza? Partecipavi a convention o conoscevi altri autori?
Conoscevo alcuni autori, sempre su CompuServe, in quel momento. C'era il forum per la fantascienza e anche i media. Frequentavo il settore media fantascientifici, così come il forum letterario, e conoscevo un buon numero di persone- Mike Resnick e alcuni altri. Ma ero una professoressa universitaria con un lavoro a tempo pieno e tre bimbi piccoli, quindi no, non andavo alle conventions. Dopo la pubblicazione del libro, sono andata ad alcune convention locali, fui invitata come autrice locale e più tardi certamente ho partecipato con più frequenza. Sarò al Comic Con di San Diego il mese prossimo, per la cronaca. 

Grandioso. Il nuovo libro si chiama “Scritto con lo stesso sangue del mio cuore”, e l'altra grande notizia è che ci sarà una serie TV di Outlander. Perché non ci racconti un po' di come è nata l'idea e di quale ruolo ricopri?
E' una lunga storia, per la maggior parte anche noiosa, quindi salterò la parte noiosa. I libri sono stati opzionati diverse volte negli ultimi 20 anni. E tu vuoi fare attenzione a chi dai l'opzione perché c'è sempre la possibilità di concludere un accordo, e una volta che hanno comprato i diritti, li hai persi per sempre. Quindi ti vuoi assicurare di avere fiducia nelle persone con cui stai concludendo un accordo, e nella misura in cui è possibile utilizzare la parola "fiducia" nella stessa frase con la parola "regista”. Dovevamo aver dato almeno quattro opzioni. L'ultimo ragazzo ad averla, Jim Kohlberg, voleva farne un film di due ore e a questo scopo aveva assunto alcuni rispettabilissimi sceneggiatori i cui nomi sarebbero riconosciuti se fossi abbastanza indiscreta da dirli ad alta voce, ma nessuno era disponibile perché, come avrei potuto dire io stessa a lui, era impossibile realizzare un film di due ore da quel libro e che assomigliasse in qualche modo all'originale, per forma. Era troppo lungo, troppo complesso, e troppo specificamente strutturato. Se gli togli un punto tutto il resto non ha senso. Jim era un opzionante pieno di fiducia, rinnovò la sua opzione, penso, almeno tre volte e continuò a provare.
Intanto, Ron Moore, di cui conoscete il nome per Battlestar Galactica, ovviamente, pose la sua attenzione sui libri perché sia sua moglie che il suo co-produttore erano grandi fans e li avevano portati alla sua attenzione. Lesse il libro in una notte, e disse, “Sì, penso sia grandioso, vediamo cosa possiamo fare.” Quindi scoprì chi aveva l'opzione, e trovò Jim che rispose, “No, sto cercando di farne un film,” e la storia proseguì con Ron che tornava ad intervalli regolari per controllare. Finalmente, Jim disse, “Bè, sto cominciando a pensare che tu abbia ragione. Potrebbe essere una serie TV.” A quel punto seguirono diciotto mesi di pazze negoziazioni e questo è il motivo per cui sono felice di avere un agente (anche se non è più Perry). Ne risultò questo accordo a cinque parti tra Sony, che aveva i diritti; Starz, che è la compagnia di produzione che sta realizzando lo show, e sono loro ad aver ottenuto i diritti per la distribuzione americana; la Sony ha i diritti internazionali, che sono in procinto di essere venduti in altre paesi – quindi tra Sony, Starz, Rob, Jim e me. Deve essere firmato da tutti e tutti devono essere d'accordo, e finalmente lo abbia sottoscritto un anno fa alla fine di maggio. Cominciarono subito i casting. E a girare la prima settimana di Ottobre in Scozia, e a quel punto quel circuito era ormai ben congeniato. Abbiamo creato il mondo di Outlander e messo in piedi questo favoloso apparato di produzione.
Non so quanto tempo hai per guardare la TV, ma quando hai sentito che Ron Moore era associato al progetto, conoscevi Battlestar Galactica e i suoi lavori?
Sì, ero rapita dal suo senso del personaggio e dal suo modo di svilupparli e dal fatto che le storie sono tutte improntate sui personaggi, che, se me lo chiedi, sono il solo ingrediente per una buona storia. Senza questi, non vale la pena leggere, o guardare qualcosa per quel che conta.  


Ti ho sentita dire che eri amica di George R. R. Martin, e che vi scambiavate annotazioni su com'è stato adattare i vostri libri in serie TV.
Sì, per via di una condizione. Lui vive a Santa Fe e mio marito vive a Santa Fe part-time, quindi quando siamo entrambi in città, usciamo a colazione e chiacchieriamo. Siamo amici.
Potresti raccontare che tipo di conversazioni avete? Ti ho sentita dire che gli hai raccontato che la tua serie avrebbe avuto sedici episodi per stagione e che lui ha detto, “Hey, la mia serie ha solo dieci episodi per stagione.”
L'ha detto. Ma dall'altro lato, lui ha a disposizione di un enorme budget per ognuno di quegli episodi. Così che possono filmare in quelle favolose locations. Bè, anche la mia – abbiamo un budget piuttosto generoso, ma è anche girato in Scozia, quindi non ci sono delle location così costose.
Mi sembra che Game of Thrones abbia davvero – grazie al suo successo- dato il via ad altri show simili, orientati al fantasy.
Ci puoi scommettere, assolutamente. Mi hanno detto così molti produttori e agenti, dicendo che la Starz stava cercando una serie di cui poter fare l'adattamento. E voci di questo tipo circolavano molto prima che l'accordo fosse chiuso.
Guardi Game of Thrones, presumo?
No, negli scorsi sei mesi, sono stata immersa nel libro finale così come in un altro lavoro – anche se non lo chiamerei lavoro, ma solo dare un occhiata alle cose che la produzione mi ha spedito che richiedeva una certa quantità di tempo e attenzione. Quindi no, a dire il vero non ho guardato per niente la TV negli ultimi otto mesi. Ma mi riserverò il piacere di guardare Game of Thrones quando avrò finito.
Quindi non so se hai seguito le controversie circa alcuni modi in cui Game of Thrones è stato adattato in termini di violenza sessuale e cose del genere.
Le ho lette per caso perché uso Twitter. Non ho preso parte alla conversazione, ma ne ho viste alcune parti.
Ma intendo, ci sono molti aspetti di Outlander che sono potenzialmente controversi. Hai qualche idea di come verranno adattati per la televisione?
Bè, come dice Rob, se è nel libro noi lo gireremo nello stesso modo in cui è descritto nel libro. Non potevo chiedere di meglio.
Quindi per esempio, nel libro, c'è una scena in cui Jamie picchia Claire, giusto, nel primo libro?
Bè, non la picchia esattamente. Non la sta prendendo a pugni e nemmeno la sbatte contro il muro. La sculaccia con il fodero della sua spada perché lei ha fatto qualcosa di incredibilmente pericoloso e ha rischiato di farli uccidere tutti. Questa era la giustizia degli Highlanders. Se incasinavi tutto, venivi punito, e poi tornavi nelle grazie del clan. Ed è questo che lui ha fatto; è suo diritto come marito correggerla, indirizzarla sul giusto sentiero, e attenzione, a lei non piace perchè è una donna del ventesimo secolo. Lei è molto offesa che lui l'abbia colpita.
Ma pensi che verrà riportato nella serie proprio com'è nel libro?
So che sarà così, l'ho visto.
Quale tipo di reazione pensi che riceverà dai telespettatori?
Riceverà sicuramente una certa quantità di istintivo femminismo da parte delle donne più giovani. Tutti al di sopra dei trenta cinque anni apprezzeranno sia il conflitto culturale in quella scena – è una delle mie scene preferite, infatti, perché ogni persona in essa ha il proprio punto di vista sulla situazione, e tuttavia, in questa insostenibile situazione, entrambi avranno la loro opinione. Quando arriva il momento critico, lui supera lei di 80 pounds. La maggior parte delle persone, come ho detto, al di sopra di una certa età la apprezzeranno per le ironie inerenti e anche per il notevole umorismo della situazione.
In termini di femminismo in generale, quale tipo di rapporto diresti di avere con il femminismo? Ti descriveresti una femminista? Cosa pensi a riguardo?
No, non mi descriverei come tale, ma cerco di evitare di descrivere me stessa con etichette, direi. Sono Cattolica e del Liberale, ma questo è il massimo in cui posso spingermi con le descrizioni di me stessa. No, non posso fare a meno di essere una femminista, di fatto, in virtù del periodo in cui sono nata e di quello che faccio per vivere. Ma questo non significa che io sia una persona che si basa solo sull'ordine del giorno, lasciamelo dire. Penso che i programmi siano deleteri per l'arte.
Mi chiedevo, come donna, hai qualche punto di vista sull'essere una donna di scienza o una donna che scrive di fantascienza? Hai avuto qualche particolare esperienza?
No, così rivelante da parlarne, non che mi colpirebbe in modo diverso se scrivessi di altro.
Hai menzionato il tuo cameo nello show. Puoi dirci qualcosa di più?

A dire il vero, non posso. Non posso dire a nessuno chi è il mio personaggio o il momento in cui appaio perché vogliono che le persone mi cerchino nelle scene affollate.
Quindi ti terremo d'occhio, allora.
Grandioso!
Ho visto un intervista con te e Ron Moore, e lui ha detto qualcosa che mi ha colpito. Ha detto che, per sua esperienza, i fans di fantascienza sono tutti storici.
Sì, ha ragione, perché quasi sempre i protagonisti della fantascienza o del fantasy, se fai la differenza, è un alieno o qualcosa del genere. Sono outsider, arrivano in questo mondo misterioso, e infatti, ciò che un viaggiatore del tempo o uno storico fanno, è proprio osservare questo tempo alieno. È una versione antecedente del loro presente, ma anche così, è alieno nei concetti, nella cultura e nei costumi.
La Rivoluzione Americana gioca un ruolo rilevante in questi libri. Potresti raccontare qualcosa su ciò che hai imparato dell'epoca della Rivoluzione Americana che pensi potrebbe essere una sorpresa per gli Americani moderni?
Bè, non so. C'è un immenso numero di dettagli sul diciottesimo secolo, ovviamente, e troverai un enorme quantità di dettagli nei miei libri. Sono coinvolgenti riguardo a questo. In quanto alla Rivoluzione Americana ci furono numerosi conflitti, sia politici che militari, di cui non si è davvero parlato nei libri di storia. Per esempio, quante persone che non vivono in New Jersey hanno sentito parlare della battaglia di Monmouth, eppure, questo è il fulcro dell'aspetto militare di questo particolare libro. Fu una grande e caotica battaglia; la più lunga della Rivoluzione. Si è svolta da prima dell'alba fino a dopo che fu buio. Centinaia di uomini morirono, ma la maggior parte per colpi di calore. Fu una serie di battaglie campali; fu terribilmente confusionaria. Nessuno sul campo aveva idea di ciò che stava succedendo, eppure, fu una battaglia davvero importante. E perché? Non perché gli Americani vinsero, ma perché non persero. 
Fu la prima battaglia combattuta quando le truppe di Washington emersero dal loro lungo inverno nella Valley Forge, quindi lui aveva trascorso interminabili mesi ad addestrare questo scarno esercito per farlo diventare qualcosa in grado di confrontarsi con l'esercito Inglese – o così sperava. Quindi quando gli Inglesi cominciarono a lasciare Philadelphia, Washington e i suoi uomini li inseguirono. Erano a sole venti miglia dalla Valley Forge, erano sulla scia ancora calda del Generale Clinton. Ora, Clinton non si stava semplicemente ritirando da Philadelphia. Stava assicurando la salvezza a migliaia di Leali dell'Impero Inglese che stavano anch'essi scappando da Philadelphia, perché non volevano essere lasciati indietro se Washington fosse tornato e avesse occupato la città, cosa che fece, istantaneamente. Quindi in Generale Clinton era in sostanziale svantaggio. Al tempo stesso, aveva l'esercito Inglese. Aveva circa due mila uomini in più di quanti ne avesse Washington. Erano truppe addestrate. Le truppe di Washington erano per metà miliziani – no erano addestrati e erano equipaggiati solo con strumenti portati da casa, che in alcuni casi era un moschetto in altri una zappa. Il fatto che l'esercito di Washington non perse fu estremamente incoraggiante per la causa Americana. Se avessero perso, la Rivoluzione sarebbe finiti lì.
Ci sono state risorse particolarmente utili per la ricerca effettuata per questo libro?
Sì, per specifiche battaglie, la migliore risorsa che ho trovato è la serie Osprey's Men at War. Sono scritti molto accuratamente e includono molti dettagli, compreso l'ordine delle battaglie e i nomi degli ufficiali e delle unità, e cose così, e anche le cause che hanno portato alle battaglie e le mappe degli scontri. Sono molto dettagliati e di solito scritti molto chiaramente. Ho usato la loro guida per la Battaglia di Monmouth come una sorta di spina dorsale per quella parte di racconto. Comunque quella battaglia includeva anche un certo numero di figure della Rivoluzione Americana, da George Washington a Marquis de Lafayette e Anthony Wayne e un numero di altre persone i cui nomi sono memorabili. Questo era il primo impegno importante per la maggior parte di loro, così ne ho preso un paio e li messi in luce in un modo po 'più in dettagliato, e per loro, vorrei guardare alle biografie individuali. Nathanael Greene, per esempio, che era chiamato “Il Quacchero Combattente”, perché era stato cresciuto come un Quacchero ma aveva abbandonato la sua fede – non sono per combattere la Rivoluzione Americana, ma perché questo gli permise di essere un Generale.
Questo è interessante, perché i Quaccheri sono famosi per essere pacifisti. C'erano molti Quaccheri combattenti?
Sì, ce n'erano, e specialmente in quella battaglia per via della vicinanza a Philadelphia che era uno dei principali centri Quaccheri. Quindi c'erano molti di loro che venivano dalle campagne circostanti che decisero così. La struttura di base dei Quaccheri è l'incontro, non hanno clero, non hanno rituali, né liturgie, ma c'è questo incontro settimanale o bi-settimanale in cui l'intera congregazione si riunisce e discute di tutto ciò che pensano sia necessario discutere e si godono lo stare insieme e il culto, ma è un culto legato a come ciascuno si sente di fare. Non hanno esattamente un'autorità, ma ci sono quelli chiamati incontri “autorevoli”. Sarebbe un'adunanza dalla quale scaturiscono non direttive, ma che stabiliscono quello che sentono essere in senso dell'incontro – come un Quacchero dovrebbe comportarsi nelle attuali circostanze.
In un precedente incontro a Philadelphia, che fu il più autorevole dei meeting, avevano emesso un opinione per i Quaccheri delle colonie, che diceva che, data la loro dedizione al pacifismo, ritenevano che i Quaccheri dovessero dare supporto alla causa di Re Giorgio e lasciare che la ribellione fosse sedata dall'esercito, perché per questo sembrava essere, per loro, la miglior via verso la pace, di come avrebbe potuto essere. Ne sarebbe risultato...bè, saremmo il Canada essenzialmente. Ma c'era un numero di Quaccheri che non era d'accordo con questo, e i Quaccheri sono molti polemici in termini di dialogo, se non sempre nell'azione, e una grande parte di Quaccheri si sentì “mossa nello spirito”, come dissero, a prendere le armi per la causa dei ribelli.
Abbiamo un fisico Quacchero che lavora con l'esercito che è amici di Claire Fraser e esploriamo la filosofia Quacchera in alcuni dettagli per tutto il libro, non solo in merito a questa specifica battaglia. È una filosofia interessante e ancora più interessante quando si scontra con quella che si potrebbe chiamare la realtà della vita sulla frontiera.
Questo come ha influenzato il rapporto tra i Quaccheri dopo la guerra?
Una grande parte di loro furono banditi dalle riunioni, per averlo fatto, e alcuni di questi formarono piccoli incontri indipendenti di persone che la pensavano allo stesso modo, alcuni hanno semplicemente praticato la loro fede al di fuori delle riunioni. Alcuni la abbandonarono completamente, magari aderendo alla fede della propria sposa, se erano sposati con qualcuno che non era Quacchero.

Interessante. Ho anche sentito nel tuo podcast che hai detto per esempio che un dettaglio storico che hai acquisito era la presenza di campi minati nel 1752. Potresti parlarcene? Da dove arrivavano?
Bè, erano essenzialmente congegni riempiti con polvere da sparo, e innescati da fusibili. Il modo in cui le battaglie del XVIII secolo funzionavano era che in generale, per una questione di procedura, gli eserciti si sarebbero affrontassero l'uno di fronte all'altro in fila per poi avanzare a vicenda fino ad arrivare abbastanza vicini per attaccare con baionette, sparare a raffica, o , con l'artiglieria, fino a quando l'altro non fosse abbastanza vicino per il cannone. Quindi cosa faresti, se conoscessi il luogo dove sta per avvenire una battaglia, mineresti parte del campo, e aspetteresti che il nemico ci avanzi sopra, poi daresti fuoco ai fusibili. I campi minati non erano molto usati, ma comunque li usavano. Erano usati più frequentemente nelle fortificazioni per le città sotto assedio, così si poteva piantare una bomba alla base del muro e poi ritirarsi in un luogo sicuro.
Ho sentito che hai ricevuto davvero molte lettere da parte di soldati che hanno letto i tuoi libri.
Sì, è vero. I libri sono molto popolari tra i soldati. Molti di quelli che vengono stanziati in Iraq o Afghanistan andranno in libreria e acquisteranno il libro più grande che riusciranno a trovare per il volo, e spesso è uno dei miei. Quando arrivano a destinazione, chiamano le loro famiglie e dicendo “Mandate il resto della serie.”
Si identificano con Jamie Fraser. Lui è un guerriero, come lo sono loro, e sta combattendo per le stese cose per cui lo stanno facendo loro, per questo si identificano con lui. Sono molto interessati ai suoi problemi e alle sue responsabilità, e a come li affronta. Ma oltre a questo, sono sorprendentemente interessati e coinvolti nei rapporti dei personaggi principali.
Uno di loro mi ha detto in una lettera, “Hai una chiamata a settimana e di solito ne passi metà sulle questioni domestiche - “Come va il raffreddore? Frank è stato bocciato a scuola?” - ed è tutto innaturale, e per quando siete di nuovo rilassati l'uno con l'altra, la chiamata è ormai finita.” E' insoddisfacente. Ha detto, “Con i libri di cui parlare, puoi dire “Sono arrivato al capitolo tal dei tali, l'hai già letto?” Magari dirà di sì, magari di no, ma comunque la conversazione prende una piega immediatamente più intima perché possono discutere del loro stesso rapporto, nel contesto sicuro del rapporto con questi personaggi, e si sviluppa con forte senso di intimità e di comunicazione rapida.

....a domani per la seconda parte dell'intervista a Diana!


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