venerdì 7 marzo 2014

L'inizio degli inizi

Il 6 marzo del lontanto 1988...sembra una data come un'altra e invece tutto è iniziato lì.
Si, perchè proprio in quella data Diana Gabaldon ha cominciato la stesura del primo libro della saga de La Straniera e sul suo account ha postato una lettera a tutti i suoi fan proprio in occasione di questa data

Miei cari,
 

Il 6 marzo del 1988, ho iniziato a scrivere un romanzo. Non avevo intenzione di dire a nessuno ciò che stavo facendo, figuriamoci a provare a pubblicarlo. Volevo solo imparare a scrivere un romanzo, ed ero giunta alla conclusione - avendo scritto tutti i tipi di saggistica a quel punto - che l'unico modo per farlo era in realtà scrivere uno. (e la mia ipotesi non era sbagliata, tra l'altro)
Ora, come effetto collaterale (e piuttosto contorto) del mio lavoro, ero diventata un'esperta nel calcolo scientifico (è molto facile diventare un esperto quando ci sono solo 6 persone nel mondo che fanno ciò che fai, e quella era la mia situazione nei primi anni 80), e ancora più strano come effetto collaterale, ero diventata un membro di "Compuserve Books and Writers Community" (che allora si chiamava "Literary Forum"), alla fine del 1986.
Beh, quando ho deciso di imparare ad essere una scrittrice scrivendo un romanzo, ho anche deciso un paio di altre cose:

1) Di non dire a nessuno quello che stavo facendo. Oltre alla sensazione di una grande faccia tosta, non volevo che un sacco di gente mi desse la loro opinione su ciò che avrei dovuto fare prima di avere la possibilità di farle da me (come ho detto, aveva già scritto molte cose di saggistica in quel momento, e nessuno mi aveva detto come farlo). Inoltre non volevo un mucchio di ficcanaso (nella mia vita personale) che mi dessero le loro idee, che mi chiedessero quando avrei finito, e quando sarebbe stato pubblicato, e così via - dato che io stessa non avevo idea di come avrei potuto finire un libro.


2) Finire il libro. Non importava quanto pensassi fosse brutto, non volevo fermarmi e abbandonare i tentativi. Avevo bisogno di sapere quello che serviva, in termini di disciplina quotidiana, impegno mentale, etc per scrivere qualcosa di simile ad un romanzo. (Avevo scritto delle cose lunghe prima - una tesi di 400 pagine per il dottorato dal titolo "La scelta del luogo della nidificazione in Pinyon Jay, Gymnorhinus cyanocephalus," - o, come dice mio marito, "Perché gli uccelli costruiscono nidi dove li fanno, e chi se ne frega comunque?"- una monografia di 800 pagine su "Le abitudini alimentari degli uccelli della valle del fiume Colorado", etc) ma non avevo mai scritto di narrativa, se non brevi racconti noiosi per le lezioni di inglese.E
 

3) Avrei fatto in assoluto ciò che meglio potevo con la scrittura, ogni giorno. Anche se era un libro di prova che non avrei mai fatto vedere a nessuno, non importava. Se non avessi dato del mio meglio, come avrei mai potuto sapere se ne ero capace, e, soprattutto, come avrei potuto migliorare?

(A questo proposito, ho avuto alcune prove per andare avanti. Ho letto -enormemente- per tutta la mia vita e ho notato che nella maggior parte dei casi, anche se mi sono piaciuti tutti i libri di un autore, compreso il primo, i libri migliorano notevolmente quando lo scrittore continua a scrivere. Così, ho concluso, con una logica perfetta, che la scrittura era come la danza classica o il suonare il pianoforte: se si fa pratica, si migliora. Non mi sono sbagliata con questa conclusione).
Quindi, in ogni caso, il libro che ho scritto per prova era OUTLANDER-LA STRANIERA, ed eccoci qui, 26 anni e (quasi) 14 libri dopo. Volevo solo riconoscere il ruolo del Forum e dei miei amici lì dentro, in quel processo.
 

Come è successo dato che avevo deciso di non dire a nessuno quello che stavo facendo? Beh, ero ferma su questa decisione (non l'avevo nemmeno detto a mio marito), ma dopo circa sei mesi di scrittura, mi collegavo ad intermittenza a tarda notte, raccogliendo i messaggi e postando le risposte, e scoprì di essere stata coinvolta in una discussione con un signore (di nome Bill Garland, RIP) sul come ci si senta ad essere incinta. <cough>
"Oh, so come ci si sente," mi assicurò Bill. "Mia moglie ha avuto tre figli!" <pausa per permettere alle signore di rotolare sul pavimento per un attimo>
"Sì, giusto," dissi. "Io ho avuto tre figli, caro mio".
Così mi chiese di descrivere come ci si sentisse.

Piuttosto che cercare di stipare una descrizione simile in un messaggio limitato a trenta righe, dissi: "Ti dico una cosa, ho questo... pezzo... in cui un giovane donna racconta a suo fratello cosa vuol dire essere incinta. Lo metto tra i dati della libreria per te."
Così, con le mani tremanti e il cuore in gola, postai un piccolo pezzo (tre o quattro pagine, da quel che ricordo) del libro che stavo chiamando CROSS STITCH. E alla gente è piaciuto. Hanno commentato. Volevano vedere di più!
A parte alcuni momenti privati con mio marito e la nascita dei miei figli, questa è stata l'esperienza più estatica che avessi mai avuto. E così, ancora tremando ogni volta che postavo qualcosa, molto lentamente cominciai a mettere di più.

Ora, io non scrivo con un profilo e non scrivo in linea retta, così i miei pezzi non erano capitoli, non erano contigui, e generalmente non erano collegati tra loro. Ma avevano gli stessi personaggi - e alla gente sono piaciuti.
Ci sono state (e ci sono) un sacco di persone molto gentili ed incoraggianti che hanno frequentato il Forum - alcuni di loro ci sono ancora: Alex, Janet, Margaret, Marte... e molti che non ci sono, come Karen Pershing e John Kruszka (RIP), Mac Beckett, Michael Lee West - e Jerry O'Neill, che considero il mio primo fan e capo cheerleader, sempre lì a leggere ciò che postavo e dire le cose più meravigliose, una delle persone più gentili che io abbia mai conosciuto.
Così, nel corso dell'anno successivo o giù di lì, queste persone mi hanno spronata. <g> A fare domande, fare commenti *, incitandomi -eventualmente- a provare a pubblicare questa cosa (che era iniziata come un semplice romanzo storico, ma poi Le Cose Sono Accadute, il tema del viaggio nel tempo e il mostro di Loch Ness non avevo idea di cosa fossero).

* Giusto per chiarire, questi non erano critiche, solo commenti interessati. Non ho mai avuto un gruppo di critici, né ne avrò. Non ho nulla contro di loro, semplicemente non funziona in questo modo. Al di là di tutto, non avrei mai portato qualcosa agli occhi del pubblico, se non credevo che fosse pronto per essere letto).

Alcune di queste persone erano loro stessi autori pubblicati e molto gentilmente hanno condiviso le proprie storie e consulenze su ciò che riguardava gli agenti letterari e il processo di pubblicazione (grazie, Mike Resnick, e Judy McNaught!). E John Stith che molto gentilmente mi ha presentata al suo agente, che mi ha accettata senza avere finito il romanzo. E... ho finito, un applauso per il Forum. Un paio di settimane più tardi, il mio agente era riuscito a venderlo come parte di un contratto per tre libri, a Delacorte e bing!, Sono diventata una scrittrice.
Non dico che non avrei mai scritto un libro senza di voi...ma signori, voi ragazzi mi avete aiutata
Grazie!

- Diana

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